LA VOCE E’ FIMMINA
Il linguaggio è da sempre uno strumento per rivelarsi, lottare e difendersi.
Oggi racconteremo non a caso storie di donne libere, battagliere e fiere che hanno utilizzato linguaggi differenti per trasmettere lo stesso messaggio: E’ un mio diritto!
L’8 marzo è la riflessione su tutte le conquiste che il genere femminile ha ottenuto in campo sociale, politico, economico.
Certo non serve ricordarlo a noi stesse, ma rinnovare la memoria di azioni coraggiose agisce da stimolo e ispirazione.
Sono tante le fimmini siciliane che hanno lasciato un’impronta nella memoria storica, attraverso le loro scelte e azioni. Con orgoglio vi raccontiamo tre volti così diversi e così simili, tra tanti nella storia della Sicilia.
Letizia Battaglia, fotoreporter palermitana.
Accursia Pumilia, giovane insegnante sull’onda delle suffragette.
Francisca Massara, lottò per il diritto di indossare ciò che la rappresentava.

Letizia Battaglia, forza e libertà
Letizia Battaglia è stata l’occhio attento ed appassionato dietro l’obiettivo fotografico che ha raccontato il volto della Sicilia, nei suoi anni difficili ma anche nel suo splendore.
Scomparsa nel 2022 ma ancora viva attraverso i suoi capolavori fotografici, ha dovuto conquistare il suo ruolo imponendosi con carattere e alzando la voce, in tempi in cui la presenza di una donna fotografa non era contemplata nella scena di un crimine di mafia.

©Letizia Battaglia
Nota a livello internazionale, collaborò con il giornale palermitano l’Ora, sempre in prima linea per la cronaca siciliana, documentando con fermezza e coraggio la realtà controversa dell’isola e catturandone i contrasti. Spesso raccontava le donne, o le bambine della sua Palermo, leggendogli dentro attraverso la macchina fotografica.
Era anche una madre e una moglie che trovò il coraggio di scegliere di non rinunciare a sè stessa e alla sua identità.
Attraverso la fotografia Letizia esprimeva sé stessa, le sue emozioni, l’amore per una terra difficile e bellissima.
Il suo impegno sociale e la sua passione per gli ideali di libertà e giustizia si sono espressi anche nel campo politico, a cui si dedicò per il miglioramento della sua amata terra.
Il suo insegnamento è stato essere fedeli a sé stessi senza repressioni, anche quando si è impegnati a ricoprire ruoli dagli orizzonti ristretti che la società si aspetta dal genere femminile.
La forza, la testardaggine di non lasciarsi intimidire e andare avanti fanno di lei una fimmina tenace, ardentemente immersa nelle sue radici come Trinacria, ci piace pensare, o appassionata e istintiva come la Mora.
Accursia Pumilia. Coraggio e determinazione
Aveva 26 anni quando ad Agrigento salì le scale del palazzo della Prefettura per chiedere di essere iscritta nelle liste elettorali.
Era il 1906 in un’Italia ancorata agli stereotipi di genere, dove l’onda delle suffragette era ancora in ribollire.

A causa della sua coraggiosa richiesta fu cacciata e minacciata di essere imprigionata.
Sempre in quell’anno le suffragette italiane organizzavano per la prima volta a Milano il primo comizio tutto al femminile, per chiedere il diritto al voto.
Accursia era una donna di carattere, moderna e innovativa che non accettava di essere esclusa in scelte importanti.
Erano tempi in cui le donne erano fuori dall’elettorato amministrativo e poco coinvolte in molti aspetti.
Con quel gesto Accursia contravvenne alla legge, distinguendosi per il coraggio e la determinazione, a costo di rischiare la propria libertà.

©Hilda Dallas
Ci vorranno 40 anni affinchè le donne italiane ottengano il diritto di voto con il referendum nel 1946.
Potremmo definire Accursia volitiva, di valori e principi solidi come la nostra Donna di coppe.
Francisca Massara. Moda e identità
Si dice che la prima donna in Europa ad indossare i pantaloni fu la scrittrice francese George Sand, in realtà non è corretto.
Dobbiamo alla siciliana Francisca Massara questo traguardo di stile.

Si conosce ben poco di lei ma la memoria del suo atto rivoluzionario è rimasta impressa, dal momento che solo dal 1800 i pantaloni entreranno a far parte del guardaroba femminile. Il cosiddetto buon costume non permetteva infatti scelte audaci o “scambi di stile” tra generi.
Era il 1698, epoca in cui un tardo Barocco si rifletteva anche nella moda, con abiti sfarzosi e voluminosi.
La femminilità nell’abbigliamento era quasi ostentata. Doppie gonne, pizzi, cappellini ed accessori vari.
Ambire ad un outfit di accezione maschile era considerato gesto temerario, intrepido e troppo azzardato per l’epoca.
Per questo motivo immaginiamo Accursia come una ribelle e vivace Bradamante.
Ammìa elogia le fimmini ogni giorno e le ringrazia per le loro preziose conquiste. Siamo orgoglio e identità, sentirsi libere di vestire i panni che ci rappresentano, di esprimerci, di prendere ciò che è un nostro diritto, sempre.